Prendi il tempo
inclemente che nell'ultimo periodo ha perseguitato e condizionato tutti noi. Aggiungici
che il cielo sopra l'osservatorio “Alfio Betti” ormai non è nemmeno lontanamente
paragonabile al deserto di Atacama in Cile (o anche solo a monte Battaglia,
volendo rimanere più vicini) e capirai che le occasioni, per quelli a cui piace
scattare foto a soggetti del profondo cielo, sono sempre meno… mentre la
frustrazione è sempre più alta. E se ormai è inutile organizzare serate con
anticipo affidandosi a previsioni che poi si riveleranno errate, è meglio
cogliere la palla al balzo ed approfittare, anche all'ultimo momento, di
condizioni accettabili.
Così si è presentata la
sera di lunedì 26 gennaio 2016: limpida, aria calma, nessuna turbolenza ma con
un intruso che vuole mandare a monte i piani... LA LUNA. Grande, alta,
splendente e destinata ad accompagnarci per tutta la serata illuminando a
giorno sia la volte celeste che il paesaggio, avendo passato da poco la fase
massima. E’ impensabile scattare una foto, che sia con la più banale delle
macchine fotografiche o con la più costosa delle camere CCD dedicate, ad
oggetti che emettono una luce debolissima e che necessitano quindi di molti
minuti di integrazione, dato che con un fondo cielo così il sensore sarebbe
saturo in pochi istanti.
E' a questo punto che
vengono in soccorso dei filtri particolari, chiamati filtri in riga o a
banda stretta. Sono filtri che lasciano passare una ristrettissima quantità
di luce ad una specifica lunghezza d'onda; se hai un cielo pesantemente
influenzato dall'inquinamento luminoso cittadino, o se c'è la Luna come nel
nostro caso, sono l'unica possibilità di non mandare a monte la serata.
Questi filtri permettono
di realizzare scatti che raccolgono solamente il segnale della lunghezza d'onda
su cui sono tarati. I 3 filtri a banda stretta più conosciuti ed
utilizzati in ambito astrofotografico sono:
- H-alpha: riga nel rosso, a 656 nm, prodotta durante la ricombinazione dell’idrogeno ionizzato,HII;
- SII: anch’essa nel rosso, a 672 nm, prodotta dallo zolfo ionizzato;
- OIII: nel blu-verde, a 500.7 nm, dall’ossigeno ionizzato due volte.
Obiettivo della serata
per testare il filtro, che sonnecchiava tranquillamente nella ruota portafiltri
della camera CCD e che non era mai stato usato, è stata la famosa Nebulosa
Oscura B33 o “Testa di Cavallo”, nella cintura di Orione. Fotografare in
banda stretta richiede scatti con tempi di esposizione molto più lunghi
rispetto allo standard. Questo rende necessario un CCD raffreddato, che
permette di tempi di esposizione che arrivano anche a 30 minuti per ogni
singola posa senza deteriorare l’immagine con il “rumore” del sensore.
A voi il risultato, è la
somma di 12 scatti con esposizioni singole di 15 minuti:
E' un processo che
richiede tempo, molta dedizione e non perdona errori, ma i dettagli che ti
regala una foto del genere sono impagabili.
Dopo averla processata
mi sono ricordato che, ad inizio 2015, era stato realizzato uno scatto dello
stesso soggetto con la tecnica classica RGB ed una DSLR CANON 1000D (non
raffreddata) che aveva prodotto questo risultato:
Dalla foto è evidente
che il ridotto tempo di integrazione e la scarsa sensibilità della camera non
hanno permesso di ottenere un buon dettaglio, ma ho pensato che potesse essere
interessante prendere la posa in H-alpha e miscelarla con il canale rosso dello
scatto classico. Dopo l'elaborazione il risultato è questo:
Credo sia evidente che l’acquisizione
in H-alpha abbia dato nuova luce e definizione allo scatto originale.
Un bel risultato invoglia
a migliorare… Ed è una spinta forte a fare sempre di più, tempo permettendo.
Presenti e partecipi
alla serata Krishna Tozzoli e Luca Pasquali, che ringrazio per la compagnia e
per il lavoro di squadra.
Vi ricordo che tutti gli scatti sono disponibili nella sezione "Photogallery" del sito dell' Associazione Astrofili Imolesi
CIELI SERENI!