lunedì 7 agosto 2017

Eclissi di Sole: quando il Sole gioca a nascondino

Lunedì 21 agosto 2017, un’eclisse totale di Sole sarà visibile negli Stati Uniti continentali. Un’eclisse totale di Sole si verifica quando la nostra stella è completamente nascosto dalla Luna. Il cielo diventa scuro, e la debole atmosfera solare, detta Corona, diventa visibile. Quest’eclisse di Sole sarà visibile solo da una stretta striscia di Terra, che andrà dall’Oregon al Sud Carolina attraverso tutti gli Stati Uniti mentre, al di fuori di questa zona, sarà possibile osservare un’eclisse parziale di Sole, uno spettacolo naturale altrettanto meraviglioso. La durata del massimo di copertura varierà da pochi secondi fino ad un massimo di circa sette minuti. Generalmente le eclissi di Sole non sono rare, anzi si tratta di un fenomeno abbastanza frequente, tuttavia per poterle osservare bisogna trovarsi nel momento giusto al posto giusto.



Cos’è realmente un’eclisse di Sole? 

Un’eclisse totale di Sole, come precedentemente spiegato, si verifica quando la Luna si frappone tra la Terra e il Sole, coprendo quest’ultimo. In questa configurazione, Sole e Luna, visti dalla Terra, appaiono delle stesse dimensioni. Così l’allineamento perfetto tra Sole e Luna permette  l’oscuramento del primo. Tuttavia, le eclissi totali di Sole sono visibili solo da una piccola porzione della superficie terrestre, dove l’allineamento risulta visibilmente perfetto. Se ci si trova fuori da questa zona “d’ombra” (che nel caso dell’eclisse del prossimo 21 agosto è di circa 90-110 Km) è possibile vedere solo un’eclisse parziale di Sole. In questo caso solo una parte del disco solare è oscurato dalla Luna mentre l’altra è ancora visibile. Proprio come accadde durante l’eclissi del 2015 quando in Italia fu possibile osservare un’eclisse parziale, mentre il punto di massima copertura si ebbe alle isole Svalbard.

Schema che mostra il funzionamento dell'eclissi di Sole. Luna, Sole e Terra non sono in scala.
Perché non c'è un’eclissi ogni mese, ogni volta che la Luna nella sua orbita raggiunge la direzione del Sole?

La risposta a questa domanda va ricercata nelle caratteristiche dell’orbita lunare. Infatti, l’orbita lunare è inclinata di circa cinque gradi rispetto a quella terrestre intorno al Sole. Ciò significa che  durante  la gran parte dell’anno la Luna si trova o sopra o sotto rispetto alla posizione del Sole, quando entrambi si trovano dalla stessa parte. Ogni sei mesi circa però le due orbite s’incrociano, cosicché si può assistere ad un’ecclissi di Sole o di Luna. L’eclisse totale sarà osservabile in una stretta porzione di Terra, perciò mediamente il fenomeno sarà osservabile nello stesso luogo ogni 375 anni. Possiamo quindi affermare con certezza che il l’evento non è raro, tuttavia per poterlo osservare bisogna trovarsi nel momento giusto al posto giusto. La prossima eclisse di Sole totale visibile dall’Italia, in particolare dall’isola di Lampedusa, si avrà nel 2027.

Che cosa accade durante un’eclissi totale di Sole?

Inizialmente solo una piccola porzione del disco solare risulta essere coperto dall’ombra della Luna, ma con il passare del tempo quest’ultima inizia a proiettare la sua ombra su una porzione sempre maggiore, il cielo appare quindi via via sempre più scuro e la temperatura inizia pian piano a diminuire. 


Sequenza di immagini che mostrano il procedere dell'eclissi di Sole
Prima che il nostro satellite copra completamente il disco, è possibile osservare l’effetto noto come “anello di diamante”, dove pochi secondi è possibile osservare un anello luminoso e brillante, scintillante proprio come un diamante. Tale fenomeno altro non è, se non la luce del Sole intravista da una valle lunare. 

Effetto "anello diamante" nel momento in cui la Luna transita sul disco solare. 
In seguito la nostra stella viene completamente coperta dalla Luna permettendo l’osservazione della vera e propria  corona solare, ovvero l'atmosfera del Sole, visibile come un debole sfarfallio attorno al disco lunare. È possibile inoltre ammirare prominenze rosate, ovvero spazzi di materiale caldo emesso dalla superficie del Sole. 
Osservando l’ambiente circostante notiamo come questo risulti più scuro, proprio come in una giornata cupa e nuvolosa (il cielo nelle immediate vicinanze del Sole appare più scuro mentre più chiaro man mano che ci si allontana da questo). Gli uccelli smettono di cantare e tutti i suoni percepiti in precedenza tendono ad affievolirsi, anche il vento smette di spirare. Il pianeta Venere, appare come un brillante puntino, una stella vicino al Sole. La spessa coltre di nubi del pianeta riflette la luce del Sole, regalando un tocco particolare al fenomeno. 

Il Sole è completamente coperto dalla Luna e si vede quella che è la corona solare.
Dopo qualche minuto, a seconda della zona di osservazione, il picco dell’eclissi terminerà e la Luna inizierà a spostarsi liberando il Sole. A questo punto sarà possibile osservare un secondo effetto di “anello di diamante” che comparirà nel momento in cui il Sole inizierà a riemergere da dietro l’ombra della Luna. A questo punto l’eclissi giungerà al termine. La Luna lentamente si sposterà e il Sole riemergerà dall’oscurità pronto ad illuminare nuovamente tutto il cielo.


A questo link potrete osservare in diretta streaming l'eclissi del prossimo 21 agosto


Per saperne di più: https://eclipse2017.nasa.gov/ (in inglese)




lunedì 1 febbraio 2016

Pianeti in parata

Tra tutti i fenomeni di natura astronomica, uno di quelli che maggiormente rievocano tempi passati è sicuramente “l’allineamento” planetario.
Sì, perché riporta alla memoria epoche lontane, ormai mitizzate, notti buie costellate da presagi di sventura, profezie nefaste, maghi e indovini, astrologi e sacerdoti piegati sulle mappe celesti nella speranza di venirne a capo e, magari, quel capo non rischiare di perderlo per un errore di calcolo. Tuttavia, come direbbe un buon vecchio, quei tempi sono passati, i governanti non si affidano più alle cicliche bizzarrie del cielo e l’uomo, nel mentre, è riuscito a raggiungere e conquistare lo spazio. 

Venendo alla concretezza degli eventi celesti, va detto che non stiamo assistendo a un allineamento planetario, perché i pianeti appaiono vicini tra loro solo per un effetto di prospettiva. In pratica è solo un momento di osservabilità particolarmente favorevole dei pianeti che ci appaiono più luminosi. Se tipicamente li vediamo in cielo variamente distanziati tra loro, in questo caso è possibile scorgerne ben 5 contemporaneamente sopra l’orizzonte. Una “offerta speciale” da non perdere!



Il fatto che ci appaiano disposti quasi perfettamente lungo una linea immaginaria non è certo una sorpresa… Questo avviene sempre, e quella linea si chiama “eclittica” (e rappresenta la traccia che il Sole percorre nel corso dell’anno attraverso la sfera celeste), ma non ce ne rendiamo conto proprio perché è raro che i pianeti ci appaiano raggruppati.
Nel Sistema Solare tutti i pianeti hanno le loro orbite disposte su piani molto vicini tra loro, quasi come se si muovessero lungo i solchi (ellittici…) di un disco un po’ sgangherato. Se li guardiamo dallo spazio, alzandoci "sopra" il Sistema Solare, vediamo bene questa disposizione (la figura qui sopra mostra la posizione dei pianeti il 6 febbraio 2016). Quando li guardiamo dalla Terra, che anch’essa è immersa nel piano, ci sembrano muoversi seguendo da vicino la linea dell’eclittica.

Quindi bando alle ciance, nostalgici osservatori di “congiunzioni astrali & co.”: quello che sta avendo luogo a partire dagli ultimi giorni di gennaio non è presagio di mali straordinari (e non lo sarebbe nemmeno se fosse un vero allineamento nello spazio…) ma sicuramente sarà uno spettacolo di rara bellezza.
Come già accennato, a partire da fine gennaio fino a fine febbraio i pianeti osservabili prima dell’alba saranno ben cinque.
Disposti coreograficamente, come sapienti ballerine, daranno mostra di sé: tre pianeti rocciosi, (Mercurio, Venere e Marte) e due giganti gassosi (Giove e Saturno). Muniti di piccolo telescopio o anche di un semplice binocolo si potrà godere di un evento dall’indubbio fascino. Anche la Luna accompagnerà i pianeti, spostandosi di giorno in giorno verso Est e assottigliando la sua falce. La mattina del 7 febbraio la piccolissima falce lunare farà la sua comparsa proprio sotto Mercurio, come a suggellare il tutto con un sorriso.
Quello che si potrà osservare spostandosi con gli occhi da Est a Ovest sarà il capofila Mercurio, per poi proseguire con il brillante Venere. Quest'ultimo, grazie alla sua spessa coltre di nubi, risulta essere l’oggetto più luminoso in cielo dopo il Sole e la Luna. 
Proseguendo la nostra osservazione troveremo Saturno con i suoi anelli, questi però potranno essere rimirati solo con l’uso di un telescopio. Poi Marte che, nonostante porti il nome del vigoroso dio della guerra romano, apparirà come un piccolo puntino rossastro. Infine, chiuderà paternamente la fila Giove, il pianeta più grande del Sistema Solare, molto luminoso e di colore giallastro. La simulazione sottostante mostra cosa sarà possibile osservare, guardando verso Sud, prima dell'alba del 6 febbraio 2016.



Il fenomeno è già avvenuto nel 2005 e sarà nuovamente visibile in agosto, fornendo una seconda possibilità a tutti coloro che si lasciassero scappare questa occasione. Ma non fatevi impigrire da questa prospettiva: sfortunatamente, ad agosto l’osservazione sarà privilegiata per chi si trova nell’emisfero australe… L’appuntamento successivo è per il 2018.

Per concludere quindi, il consiglio è di non lasciarsi intimorire dalla sveglia un’ora prima dell’alba. Parafrasando la frase attribuita ad Enrico IV di Francia: “una parata planetaria val bene un’alzataccia!”.

Per “gustarsi” al meglio l’evento, gli imolesi (e non solo) sono invitati all’osservatorio astronomico “Alfio Betti”, straordinariamente aperto sabato 6 febbraio dalle 4 del mattino fino all'alba.


Federico Di Giacomo, Silvia Cané e Simona Righini

mercoledì 27 gennaio 2016

Luna piena, Nebulose oscure e filtri in banda stretta

Prendi il tempo inclemente che nell'ultimo periodo ha perseguitato e condizionato tutti noi. Aggiungici che il cielo sopra l'osservatorio “Alfio Betti” ormai non è nemmeno lontanamente paragonabile al deserto di Atacama in Cile (o anche solo a monte Battaglia, volendo rimanere più vicini) e capirai che le occasioni, per quelli a cui piace scattare foto a soggetti del profondo cielo, sono sempre meno… mentre la frustrazione è sempre più alta. E se ormai è inutile organizzare serate con anticipo affidandosi a previsioni che poi si riveleranno errate, è meglio cogliere la palla al balzo ed approfittare, anche all'ultimo momento, di condizioni accettabili.
Così si è presentata la sera di lunedì 26 gennaio 2016: limpida, aria calma, nessuna turbolenza ma con un intruso che vuole mandare a monte i piani... LA LUNA. Grande, alta, splendente e destinata ad accompagnarci per tutta la serata illuminando a giorno sia la volte celeste che il paesaggio, avendo passato da poco la fase massima. E’ impensabile scattare una foto, che sia con la più banale delle macchine fotografiche o con la più costosa delle camere CCD dedicate, ad oggetti che emettono una luce debolissima e che necessitano quindi di molti minuti di integrazione, dato che con un fondo cielo così il sensore sarebbe saturo in pochi istanti.
E' a questo punto che vengono in soccorso dei filtri particolari, chiamati filtri in riga o a banda stretta. Sono filtri che lasciano passare una ristrettissima quantità di luce ad una specifica lunghezza d'onda; se hai un cielo pesantemente influenzato dall'inquinamento luminoso cittadino, o se c'è la Luna come nel nostro caso, sono l'unica possibilità di non mandare a monte la serata.
Questi filtri permettono di realizzare scatti che raccolgono solamente il segnale della lunghezza d'onda su cui sono tarati. I 3 filtri a banda stretta  più conosciuti ed utilizzati in ambito astrofotografico sono: 

  •  H-alpha: riga nel rosso, a 656 nm, prodotta durante la ricombinazione dell’idrogeno ionizzato,HII;
  •   SII: anch’essa nel rosso, a 672 nm, prodotta dallo zolfo ionizzato;
  •   OIII: nel blu-verde, a 500.7 nm, dall’ossigeno ionizzato due volte.
Gli scatti così realizzati si possono elaborare singolarmente, per poi unirli in una tricromia "RGB" in falsi colori (canale R >SII, canale G >H-alpha, canale B >OIII). Sono celebri gli scatti realizzati ed elaborati con il Telescopio Spaziale Hubble con questa tecnica, che può anche essere usata per integrare parzialmente le pose RGB realizzate con tecniche tradizionali. Essendo l'idrogeno ionizzato molto abbondante nelle nebulose associate a regioni di formazione stellare, il filtro H-alpha è dei tre quello che può dare più peso ad uno scatto dedicato a tali soggetti. Lo scopo ultimo è mettere in risalto le strutture evanescenti che compongono le nebulose.
Obiettivo della serata per testare il filtro, che sonnecchiava tranquillamente nella ruota portafiltri della camera CCD e che non era mai stato usato, è stata la famosa Nebulosa Oscura B33 o “Testa di Cavallo”, nella cintura di Orione. Fotografare in banda stretta richiede scatti con tempi di esposizione molto più lunghi rispetto allo standard. Questo rende necessario un CCD raffreddato, che permette di tempi di esposizione che arrivano anche a 30 minuti per ogni singola posa senza deteriorare l’immagine con il “rumore” del sensore.


A voi il risultato, è la somma di 12 scatti con esposizioni singole di 15 minuti:





E' un processo che richiede tempo, molta dedizione e non perdona errori, ma i dettagli che ti regala una foto del genere sono impagabili.

Dopo averla processata mi sono ricordato che, ad inizio 2015, era stato realizzato uno scatto dello stesso soggetto con la tecnica classica RGB ed una DSLR CANON 1000D (non raffreddata) che aveva prodotto questo risultato:


Dalla foto è evidente che il ridotto tempo di integrazione e la scarsa sensibilità della camera non hanno permesso di ottenere un buon dettaglio, ma ho pensato che potesse essere interessante prendere la posa in H-alpha e miscelarla con il canale rosso dello scatto classico. Dopo l'elaborazione il risultato è questo:


Credo sia evidente che l’acquisizione in H-alpha abbia dato nuova luce e definizione allo scatto originale.
Un bel risultato invoglia a migliorare… Ed è una spinta forte a fare sempre di più, tempo permettendo.
Presenti e partecipi alla serata Krishna Tozzoli e Luca Pasquali, che ringrazio per la compagnia e per il lavoro di squadra.

Vi ricordo che tutti gli scatti sono disponibili nella sezione "Photogallery" del sito dell' Associazione Astrofili Imolesi



CIELI SERENI!

sabato 22 agosto 2015

Marte grande come la Luna?

Come si suol dire, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Se poi questo lupo di nome fa internet, e il suo vizio è far circolare notizie false, possiamo aspettarci una certa propensione alla reiterazione. Ed è proprio ciò che è accaduto qualche giorno fa, quando è apparsa la sensazionale notizia secondo cui il 27 agosto, corrente anno, il pianeta Marte sarà visibile in cielo con le dimensioni della Luna. L'impatto mediatico che può avere un evento del genere è sicuramente rilevante e tale da attirare “like” e commenti con una certa facilità, ma purtroppo occorre rendere onore e giustizia alla verità scientifica a scapito della “magia” intrinseca che questi accadimenti portano inevitabilmente con sé. Quindi appassionati e romanticoni in genere risparmiatevi la nottata con il naso rivolto al cielo, poiché per vedere Marte più grande del solito dovrete aspettare fino al 2287, e per quanto possa essere comoda la vostra postazione, l'attesa risulterebbe snervante.  
Occultazione di Marte da parte della Luna
La notizia appare già nel 2003 quando Marte si trovava alla minima distanza dalla Terra, ovvero 55 milioni di chilometri circa (la distanza media di Marte dalla Terra è di 225 milioni di chilometri), contro i ben inferiori 400 mila chilometri, che separano abitualmente la Terra dalla Luna. Ad una tale distanza “ravvicinata” il pianeta rosso era più visibile del normale: appariva come un puntino, similare ad una stella, molto luminosa e di colore rossastro; se osservato con un telescopio raggiungeva addirittura dimensioni molto simili a quelle della Luna vista ad occhio nudo. Comunque nulla di paragonabile alle dimensioni del nostro satellite.
Marte, il dio della guerra secondo la mitologia romana, simbolo di forza e potenza. Un nome di tutto rispetto per un pianeta che solitamente appare in cielo come un piccolo puntino rossastro, ma come sappiamo bene non siamo noi a decidere il nostro nome, e questo vale anche per i pianeti. Ulteriore neo che rivela l'inattendibilità della notizia, oltre ad evidenziare una scarsa conoscenza della materia da parte dei divulgatori, risiede nel fatto che il 27 agosto Marte non sarà visibile in cielo in quanto sarà angolarmente vicinissimo al Sole, quindi osservabile come un minuscolo puntino rossastro rivolgendo lo sguardo ad est, poco prima dell'alba basso sull'orizzonte.
Questo purtroppo non è altro che uno dei molteplici esempi di bufale scientifiche attualmente in circolazione. Studi mal interpretati, fraintendimenti, miti scientifici e forse una certa propensione umana all'ammirazione per tutto ciò che risulta essere “stra-ordinario” alimentano questo “mercato” delle falsità, che tra vecchio e nuovo ormai presenta una certa varietà di “prodotti”. Nell'epoca dei media, della rete di facile accesso, il tutto risulta di estrema facilità e velocità, ed ecco che in un battito di ciglia queste “bugie” scientifiche rimbalzano da una parte all'altra del nostro pianeta, facendo sgranare qualche occhio o lasciando senza parole, ma sicuramente rendendo tutti più poveri dal punto di vista della conoscenza. Ed ecco allora il monito che vi si vuole dare, o se volete la morale finale: leggete, documentatevi, domandate e ascoltate con passione, ma prima di tutto ciò abbiate cura di informarvi sulle fonti e sulla loro autorevolezza. Solo così riuscirete a soddisfare appieno la vostra sete di sapere.    


Federico Di Giacomo
Silvia Canè




domenica 9 agosto 2015

La divulgazione scientifica: piacere e necessità

Evento più unico che raro quello che si è tenuto ad Imola la sera del 26 maggio 2015, nella suggestiva cornice dell’ottocentesco Teatro Comunale “Ebe Stignani”.

L’Associazione Astrofili Imolesi e l’Assessorato alla Cultura di Imola hanno colto al volo, mettendo in piedi un’organizzazione in tempi da record, l’occasione di ospitare Paolo Attivissimo, popolare giornalista e blogger, e Luigi Pizzimenti, esperto di missioni spaziali e accreditato presso ESA e NASA, eccezionali accompagnatori dell’ospite d’onore: un frammento di roccia basaltica (ovviamente collocato all'interno di un apposito sistema di protezione) proveniente direttamente dal nostro satellite naturale, la Luna, recuperato in occasione della missione Apollo 17, l’ultima missione avvenuta sulla Luna con equipaggio umano.

Il frammento di roccia lunare (poco sopra il centro
dell'immagine) posto all'interno della teca di protezione.
Nel corso della conferenza-spettacolo, che ha raccolto oltre 300 persone al Teatro “Ebe Stignani”, i due esperti ci hanno reso partecipi di alcuni dei segreti e delle difficoltà che si celano dietro alle missioni spaziali, nello specifico alla missione Apollo 17, ma anche dei retroscena del loro esclusivo viaggio alla NASA per recuperare il frammento di roccia lunare da esporre in occasione del tour didattico. Attraverso una presentazione accattivante e ben preparata, ci hanno illustrato le diverse fasi della missione, le molte difficoltà, ma anche le gioie e le soddisfazioni dell’ultimo equipaggio che è sbarcato sulla Luna, che includeva il geologo Harrison Schmitt,  colui che ha raccolto anche il frammento di Luna che abbiamo visto esposto.

Qual è il significato di questo evento? Quali ragioni hanno spinto questi due divulgatori ad impegnarsi in un intenso tour in Italia, per portare il frammento lunare di città in città?

Sarebbe stato più facile esporlo in un museo e dire a tutti gli italiani - venite a vederlo… - Invece abbiamo scelto di portare questo reperto e i tanti contenuti che lo accompagnano, direttamente tra le persone. Questo è Ti porto la Luna”. Queste le semplici parole di Luigi Pizzimenti, tra le altre cose anche curatore della sezione aerospaziale del Museo del Volo “Volandia” di Malpensa, che ci fanno meglio comprendere l’essenza stessa di questa iniziativa: il desiderio di divulgazione scientifica, di rendere partecipi le persone “comuni” di eventi che accadono molto lontano da loro, ma al contempo molto vicino: eventi che, senza che ce ne rendiamo conto, arricchiscono l’intera umanità di nuove conoscenze, nuove scoperte, nuove tecnologie. Proprio la divulgazione diventa strumento essenziale per portare almeno una piccola parte di queste conoscenze anche a coloro i quali, altrimenti, non ne avrebbero accesso.
Analizzando le fasi della missione, gli aspetti tecnici ad essa connessi e i contributi di ciascun membro dell’equipaggio, Paolo Attivissimo, autore del libro “Luna? Sì, ci siamo andati”, ha preso in considerazione anche il modo in cui le persone guardano alle missioni spaziali, le informazioni che ne ricavano, e, nello specifico, al modo in cui si mettono in dubbio determinate tappe raggiunte dall'umanità, come gli stessi sbarchi lunari.

Paolo Attivissimo e Luigi Pizzimenti subito dopo
la consegna del campione lunare.
Se riesco a sminuire queste imprese, mi sento meno piccolo”. È questa, secondo il giornalista, una delle motivazioni alla base della scarsa considerazione, o addirittura diffidenza, che molti riservano alle missioni spaziali. Se le informazioni sul reale svolgimento dei fatti fossero più accessibili e comprensibili, se il sapere scientifico fosse maggiormente diffuso e si conoscessero i molti frutti che ne derivano, forse le reazioni sarebbero diverse… qui si cela il fondamentale ruolo della divulgazione scientifica, strumento vitale per combattere una vastissima disinformazione.
E anche questo, fra gli altri, è uno degli obiettivi che l’Associazione Astrofili Imolesi da sempre si pone: cercare di offrire alle persone stimoli e informazioni per spingerli a conoscere di più su ciò che le circonda.

È stata un’organizzazione “lampo” quella che ha portato al concretizzarsi dell’evento “Ti porto la Luna”, una corsa contro il tempo, affrontata con la volontà di far vivere ai cittadini di Imola un’esperienza fuori dal comune. Gli sforzi sono stati ripagati da un successo che ha superato le nostre aspettative. Vedere il Teatro riempirsi a poco a poco è stato emozionante. Persone di tutte le età, alcune provenienti anche da territori limitrofi, hanno sfidato una serata di pioggia battente per venire ad ammirare dal vero un piccolo pezzo di Luna e per ascoltarne la storia. Un esito positivo che fa riflettere sul fatto che, nonostante i tanti impegni quotidiani e la mancanza di tempo, molte persone accolgano con entusiasmo queste occasioni di approfondimento, a riprova del fatto che anche l’azione e le iniziative organizzate da una piccola Associazione come la nostra sono in grado di regalare intense emozioni, di far vivere esperienze fuori dall'ordinario. Questa consapevolezza, ci rende, come soci, ancora più consci di ciò che possiamo fare; approfondire con metodo una nostra passione per offrire a noi stessi e agli altri stimoli e informazioni, rispondendo al bisogno di conoscere e di imparare che, in fondo nessun essere umano dimentica mai del tutto. Una necessità che può essere “sfamata” proprio con iniziative ed eventi che, anche solo per una sera, fanno avvicinare anche la persona più semplice alle meraviglie del cielo, all'esplorazione dello spazio e alla sua affascinante storia.


Simone Borsari
Socio AAI