lunedì 1 febbraio 2016

Pianeti in parata

Tra tutti i fenomeni di natura astronomica, uno di quelli che maggiormente rievocano tempi passati è sicuramente “l’allineamento” planetario.
Sì, perché riporta alla memoria epoche lontane, ormai mitizzate, notti buie costellate da presagi di sventura, profezie nefaste, maghi e indovini, astrologi e sacerdoti piegati sulle mappe celesti nella speranza di venirne a capo e, magari, quel capo non rischiare di perderlo per un errore di calcolo. Tuttavia, come direbbe un buon vecchio, quei tempi sono passati, i governanti non si affidano più alle cicliche bizzarrie del cielo e l’uomo, nel mentre, è riuscito a raggiungere e conquistare lo spazio. 

Venendo alla concretezza degli eventi celesti, va detto che non stiamo assistendo a un allineamento planetario, perché i pianeti appaiono vicini tra loro solo per un effetto di prospettiva. In pratica è solo un momento di osservabilità particolarmente favorevole dei pianeti che ci appaiono più luminosi. Se tipicamente li vediamo in cielo variamente distanziati tra loro, in questo caso è possibile scorgerne ben 5 contemporaneamente sopra l’orizzonte. Una “offerta speciale” da non perdere!



Il fatto che ci appaiano disposti quasi perfettamente lungo una linea immaginaria non è certo una sorpresa… Questo avviene sempre, e quella linea si chiama “eclittica” (e rappresenta la traccia che il Sole percorre nel corso dell’anno attraverso la sfera celeste), ma non ce ne rendiamo conto proprio perché è raro che i pianeti ci appaiano raggruppati.
Nel Sistema Solare tutti i pianeti hanno le loro orbite disposte su piani molto vicini tra loro, quasi come se si muovessero lungo i solchi (ellittici…) di un disco un po’ sgangherato. Se li guardiamo dallo spazio, alzandoci "sopra" il Sistema Solare, vediamo bene questa disposizione (la figura qui sopra mostra la posizione dei pianeti il 6 febbraio 2016). Quando li guardiamo dalla Terra, che anch’essa è immersa nel piano, ci sembrano muoversi seguendo da vicino la linea dell’eclittica.

Quindi bando alle ciance, nostalgici osservatori di “congiunzioni astrali & co.”: quello che sta avendo luogo a partire dagli ultimi giorni di gennaio non è presagio di mali straordinari (e non lo sarebbe nemmeno se fosse un vero allineamento nello spazio…) ma sicuramente sarà uno spettacolo di rara bellezza.
Come già accennato, a partire da fine gennaio fino a fine febbraio i pianeti osservabili prima dell’alba saranno ben cinque.
Disposti coreograficamente, come sapienti ballerine, daranno mostra di sé: tre pianeti rocciosi, (Mercurio, Venere e Marte) e due giganti gassosi (Giove e Saturno). Muniti di piccolo telescopio o anche di un semplice binocolo si potrà godere di un evento dall’indubbio fascino. Anche la Luna accompagnerà i pianeti, spostandosi di giorno in giorno verso Est e assottigliando la sua falce. La mattina del 7 febbraio la piccolissima falce lunare farà la sua comparsa proprio sotto Mercurio, come a suggellare il tutto con un sorriso.
Quello che si potrà osservare spostandosi con gli occhi da Est a Ovest sarà il capofila Mercurio, per poi proseguire con il brillante Venere. Quest'ultimo, grazie alla sua spessa coltre di nubi, risulta essere l’oggetto più luminoso in cielo dopo il Sole e la Luna. 
Proseguendo la nostra osservazione troveremo Saturno con i suoi anelli, questi però potranno essere rimirati solo con l’uso di un telescopio. Poi Marte che, nonostante porti il nome del vigoroso dio della guerra romano, apparirà come un piccolo puntino rossastro. Infine, chiuderà paternamente la fila Giove, il pianeta più grande del Sistema Solare, molto luminoso e di colore giallastro. La simulazione sottostante mostra cosa sarà possibile osservare, guardando verso Sud, prima dell'alba del 6 febbraio 2016.



Il fenomeno è già avvenuto nel 2005 e sarà nuovamente visibile in agosto, fornendo una seconda possibilità a tutti coloro che si lasciassero scappare questa occasione. Ma non fatevi impigrire da questa prospettiva: sfortunatamente, ad agosto l’osservazione sarà privilegiata per chi si trova nell’emisfero australe… L’appuntamento successivo è per il 2018.

Per concludere quindi, il consiglio è di non lasciarsi intimorire dalla sveglia un’ora prima dell’alba. Parafrasando la frase attribuita ad Enrico IV di Francia: “una parata planetaria val bene un’alzataccia!”.

Per “gustarsi” al meglio l’evento, gli imolesi (e non solo) sono invitati all’osservatorio astronomico “Alfio Betti”, straordinariamente aperto sabato 6 febbraio dalle 4 del mattino fino all'alba.


Federico Di Giacomo, Silvia Cané e Simona Righini

mercoledì 27 gennaio 2016

Luna piena, Nebulose oscure e filtri in banda stretta

Prendi il tempo inclemente che nell'ultimo periodo ha perseguitato e condizionato tutti noi. Aggiungici che il cielo sopra l'osservatorio “Alfio Betti” ormai non è nemmeno lontanamente paragonabile al deserto di Atacama in Cile (o anche solo a monte Battaglia, volendo rimanere più vicini) e capirai che le occasioni, per quelli a cui piace scattare foto a soggetti del profondo cielo, sono sempre meno… mentre la frustrazione è sempre più alta. E se ormai è inutile organizzare serate con anticipo affidandosi a previsioni che poi si riveleranno errate, è meglio cogliere la palla al balzo ed approfittare, anche all'ultimo momento, di condizioni accettabili.
Così si è presentata la sera di lunedì 26 gennaio 2016: limpida, aria calma, nessuna turbolenza ma con un intruso che vuole mandare a monte i piani... LA LUNA. Grande, alta, splendente e destinata ad accompagnarci per tutta la serata illuminando a giorno sia la volte celeste che il paesaggio, avendo passato da poco la fase massima. E’ impensabile scattare una foto, che sia con la più banale delle macchine fotografiche o con la più costosa delle camere CCD dedicate, ad oggetti che emettono una luce debolissima e che necessitano quindi di molti minuti di integrazione, dato che con un fondo cielo così il sensore sarebbe saturo in pochi istanti.
E' a questo punto che vengono in soccorso dei filtri particolari, chiamati filtri in riga o a banda stretta. Sono filtri che lasciano passare una ristrettissima quantità di luce ad una specifica lunghezza d'onda; se hai un cielo pesantemente influenzato dall'inquinamento luminoso cittadino, o se c'è la Luna come nel nostro caso, sono l'unica possibilità di non mandare a monte la serata.
Questi filtri permettono di realizzare scatti che raccolgono solamente il segnale della lunghezza d'onda su cui sono tarati. I 3 filtri a banda stretta  più conosciuti ed utilizzati in ambito astrofotografico sono: 

  •  H-alpha: riga nel rosso, a 656 nm, prodotta durante la ricombinazione dell’idrogeno ionizzato,HII;
  •   SII: anch’essa nel rosso, a 672 nm, prodotta dallo zolfo ionizzato;
  •   OIII: nel blu-verde, a 500.7 nm, dall’ossigeno ionizzato due volte.
Gli scatti così realizzati si possono elaborare singolarmente, per poi unirli in una tricromia "RGB" in falsi colori (canale R >SII, canale G >H-alpha, canale B >OIII). Sono celebri gli scatti realizzati ed elaborati con il Telescopio Spaziale Hubble con questa tecnica, che può anche essere usata per integrare parzialmente le pose RGB realizzate con tecniche tradizionali. Essendo l'idrogeno ionizzato molto abbondante nelle nebulose associate a regioni di formazione stellare, il filtro H-alpha è dei tre quello che può dare più peso ad uno scatto dedicato a tali soggetti. Lo scopo ultimo è mettere in risalto le strutture evanescenti che compongono le nebulose.
Obiettivo della serata per testare il filtro, che sonnecchiava tranquillamente nella ruota portafiltri della camera CCD e che non era mai stato usato, è stata la famosa Nebulosa Oscura B33 o “Testa di Cavallo”, nella cintura di Orione. Fotografare in banda stretta richiede scatti con tempi di esposizione molto più lunghi rispetto allo standard. Questo rende necessario un CCD raffreddato, che permette di tempi di esposizione che arrivano anche a 30 minuti per ogni singola posa senza deteriorare l’immagine con il “rumore” del sensore.


A voi il risultato, è la somma di 12 scatti con esposizioni singole di 15 minuti:





E' un processo che richiede tempo, molta dedizione e non perdona errori, ma i dettagli che ti regala una foto del genere sono impagabili.

Dopo averla processata mi sono ricordato che, ad inizio 2015, era stato realizzato uno scatto dello stesso soggetto con la tecnica classica RGB ed una DSLR CANON 1000D (non raffreddata) che aveva prodotto questo risultato:


Dalla foto è evidente che il ridotto tempo di integrazione e la scarsa sensibilità della camera non hanno permesso di ottenere un buon dettaglio, ma ho pensato che potesse essere interessante prendere la posa in H-alpha e miscelarla con il canale rosso dello scatto classico. Dopo l'elaborazione il risultato è questo:


Credo sia evidente che l’acquisizione in H-alpha abbia dato nuova luce e definizione allo scatto originale.
Un bel risultato invoglia a migliorare… Ed è una spinta forte a fare sempre di più, tempo permettendo.
Presenti e partecipi alla serata Krishna Tozzoli e Luca Pasquali, che ringrazio per la compagnia e per il lavoro di squadra.

Vi ricordo che tutti gli scatti sono disponibili nella sezione "Photogallery" del sito dell' Associazione Astrofili Imolesi



CIELI SERENI!