sabato 22 agosto 2015

Marte grande come la Luna?

Come si suol dire, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Se poi questo lupo di nome fa internet, e il suo vizio è far circolare notizie false, possiamo aspettarci una certa propensione alla reiterazione. Ed è proprio ciò che è accaduto qualche giorno fa, quando è apparsa la sensazionale notizia secondo cui il 27 agosto, corrente anno, il pianeta Marte sarà visibile in cielo con le dimensioni della Luna. L'impatto mediatico che può avere un evento del genere è sicuramente rilevante e tale da attirare “like” e commenti con una certa facilità, ma purtroppo occorre rendere onore e giustizia alla verità scientifica a scapito della “magia” intrinseca che questi accadimenti portano inevitabilmente con sé. Quindi appassionati e romanticoni in genere risparmiatevi la nottata con il naso rivolto al cielo, poiché per vedere Marte più grande del solito dovrete aspettare fino al 2287, e per quanto possa essere comoda la vostra postazione, l'attesa risulterebbe snervante.  
Occultazione di Marte da parte della Luna
La notizia appare già nel 2003 quando Marte si trovava alla minima distanza dalla Terra, ovvero 55 milioni di chilometri circa (la distanza media di Marte dalla Terra è di 225 milioni di chilometri), contro i ben inferiori 400 mila chilometri, che separano abitualmente la Terra dalla Luna. Ad una tale distanza “ravvicinata” il pianeta rosso era più visibile del normale: appariva come un puntino, similare ad una stella, molto luminosa e di colore rossastro; se osservato con un telescopio raggiungeva addirittura dimensioni molto simili a quelle della Luna vista ad occhio nudo. Comunque nulla di paragonabile alle dimensioni del nostro satellite.
Marte, il dio della guerra secondo la mitologia romana, simbolo di forza e potenza. Un nome di tutto rispetto per un pianeta che solitamente appare in cielo come un piccolo puntino rossastro, ma come sappiamo bene non siamo noi a decidere il nostro nome, e questo vale anche per i pianeti. Ulteriore neo che rivela l'inattendibilità della notizia, oltre ad evidenziare una scarsa conoscenza della materia da parte dei divulgatori, risiede nel fatto che il 27 agosto Marte non sarà visibile in cielo in quanto sarà angolarmente vicinissimo al Sole, quindi osservabile come un minuscolo puntino rossastro rivolgendo lo sguardo ad est, poco prima dell'alba basso sull'orizzonte.
Questo purtroppo non è altro che uno dei molteplici esempi di bufale scientifiche attualmente in circolazione. Studi mal interpretati, fraintendimenti, miti scientifici e forse una certa propensione umana all'ammirazione per tutto ciò che risulta essere “stra-ordinario” alimentano questo “mercato” delle falsità, che tra vecchio e nuovo ormai presenta una certa varietà di “prodotti”. Nell'epoca dei media, della rete di facile accesso, il tutto risulta di estrema facilità e velocità, ed ecco che in un battito di ciglia queste “bugie” scientifiche rimbalzano da una parte all'altra del nostro pianeta, facendo sgranare qualche occhio o lasciando senza parole, ma sicuramente rendendo tutti più poveri dal punto di vista della conoscenza. Ed ecco allora il monito che vi si vuole dare, o se volete la morale finale: leggete, documentatevi, domandate e ascoltate con passione, ma prima di tutto ciò abbiate cura di informarvi sulle fonti e sulla loro autorevolezza. Solo così riuscirete a soddisfare appieno la vostra sete di sapere.    


Federico Di Giacomo
Silvia Canè




domenica 9 agosto 2015

La divulgazione scientifica: piacere e necessità

Evento più unico che raro quello che si è tenuto ad Imola la sera del 26 maggio 2015, nella suggestiva cornice dell’ottocentesco Teatro Comunale “Ebe Stignani”.

L’Associazione Astrofili Imolesi e l’Assessorato alla Cultura di Imola hanno colto al volo, mettendo in piedi un’organizzazione in tempi da record, l’occasione di ospitare Paolo Attivissimo, popolare giornalista e blogger, e Luigi Pizzimenti, esperto di missioni spaziali e accreditato presso ESA e NASA, eccezionali accompagnatori dell’ospite d’onore: un frammento di roccia basaltica (ovviamente collocato all'interno di un apposito sistema di protezione) proveniente direttamente dal nostro satellite naturale, la Luna, recuperato in occasione della missione Apollo 17, l’ultima missione avvenuta sulla Luna con equipaggio umano.

Il frammento di roccia lunare (poco sopra il centro
dell'immagine) posto all'interno della teca di protezione.
Nel corso della conferenza-spettacolo, che ha raccolto oltre 300 persone al Teatro “Ebe Stignani”, i due esperti ci hanno reso partecipi di alcuni dei segreti e delle difficoltà che si celano dietro alle missioni spaziali, nello specifico alla missione Apollo 17, ma anche dei retroscena del loro esclusivo viaggio alla NASA per recuperare il frammento di roccia lunare da esporre in occasione del tour didattico. Attraverso una presentazione accattivante e ben preparata, ci hanno illustrato le diverse fasi della missione, le molte difficoltà, ma anche le gioie e le soddisfazioni dell’ultimo equipaggio che è sbarcato sulla Luna, che includeva il geologo Harrison Schmitt,  colui che ha raccolto anche il frammento di Luna che abbiamo visto esposto.

Qual è il significato di questo evento? Quali ragioni hanno spinto questi due divulgatori ad impegnarsi in un intenso tour in Italia, per portare il frammento lunare di città in città?

Sarebbe stato più facile esporlo in un museo e dire a tutti gli italiani - venite a vederlo… - Invece abbiamo scelto di portare questo reperto e i tanti contenuti che lo accompagnano, direttamente tra le persone. Questo è Ti porto la Luna”. Queste le semplici parole di Luigi Pizzimenti, tra le altre cose anche curatore della sezione aerospaziale del Museo del Volo “Volandia” di Malpensa, che ci fanno meglio comprendere l’essenza stessa di questa iniziativa: il desiderio di divulgazione scientifica, di rendere partecipi le persone “comuni” di eventi che accadono molto lontano da loro, ma al contempo molto vicino: eventi che, senza che ce ne rendiamo conto, arricchiscono l’intera umanità di nuove conoscenze, nuove scoperte, nuove tecnologie. Proprio la divulgazione diventa strumento essenziale per portare almeno una piccola parte di queste conoscenze anche a coloro i quali, altrimenti, non ne avrebbero accesso.
Analizzando le fasi della missione, gli aspetti tecnici ad essa connessi e i contributi di ciascun membro dell’equipaggio, Paolo Attivissimo, autore del libro “Luna? Sì, ci siamo andati”, ha preso in considerazione anche il modo in cui le persone guardano alle missioni spaziali, le informazioni che ne ricavano, e, nello specifico, al modo in cui si mettono in dubbio determinate tappe raggiunte dall'umanità, come gli stessi sbarchi lunari.

Paolo Attivissimo e Luigi Pizzimenti subito dopo
la consegna del campione lunare.
Se riesco a sminuire queste imprese, mi sento meno piccolo”. È questa, secondo il giornalista, una delle motivazioni alla base della scarsa considerazione, o addirittura diffidenza, che molti riservano alle missioni spaziali. Se le informazioni sul reale svolgimento dei fatti fossero più accessibili e comprensibili, se il sapere scientifico fosse maggiormente diffuso e si conoscessero i molti frutti che ne derivano, forse le reazioni sarebbero diverse… qui si cela il fondamentale ruolo della divulgazione scientifica, strumento vitale per combattere una vastissima disinformazione.
E anche questo, fra gli altri, è uno degli obiettivi che l’Associazione Astrofili Imolesi da sempre si pone: cercare di offrire alle persone stimoli e informazioni per spingerli a conoscere di più su ciò che le circonda.

È stata un’organizzazione “lampo” quella che ha portato al concretizzarsi dell’evento “Ti porto la Luna”, una corsa contro il tempo, affrontata con la volontà di far vivere ai cittadini di Imola un’esperienza fuori dal comune. Gli sforzi sono stati ripagati da un successo che ha superato le nostre aspettative. Vedere il Teatro riempirsi a poco a poco è stato emozionante. Persone di tutte le età, alcune provenienti anche da territori limitrofi, hanno sfidato una serata di pioggia battente per venire ad ammirare dal vero un piccolo pezzo di Luna e per ascoltarne la storia. Un esito positivo che fa riflettere sul fatto che, nonostante i tanti impegni quotidiani e la mancanza di tempo, molte persone accolgano con entusiasmo queste occasioni di approfondimento, a riprova del fatto che anche l’azione e le iniziative organizzate da una piccola Associazione come la nostra sono in grado di regalare intense emozioni, di far vivere esperienze fuori dall'ordinario. Questa consapevolezza, ci rende, come soci, ancora più consci di ciò che possiamo fare; approfondire con metodo una nostra passione per offrire a noi stessi e agli altri stimoli e informazioni, rispondendo al bisogno di conoscere e di imparare che, in fondo nessun essere umano dimentica mai del tutto. Una necessità che può essere “sfamata” proprio con iniziative ed eventi che, anche solo per una sera, fanno avvicinare anche la persona più semplice alle meraviglie del cielo, all'esplorazione dello spazio e alla sua affascinante storia.


Simone Borsari
Socio AAI

venerdì 7 agosto 2015

A caccia della ISS

Catturare un’immagine sufficientemente chiara della ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, in orbita attorno alla Terra. Questo è uno degli obiettivi che ci si è posti di recente all'Osservatorio astronomico “A. Betti”. Un tentativo degno di tutto rispetto si è tenuto la sera del 31 luglio all'Osservatorio, tentativo che, nonostante il risultato non eccezionale, è comunque servito a migliorare la tecnica. Un risultato sicuramente migliore è stato ottenuto la sera di lunedì 3 agosto, quando l’esperimento si è ripetuto, oserei dire, con successo.

La Stazione Spaziale orbita intorno alla Terra ad un’altitudine di oltre 400 km e alla considerevole velocità media di 27 600 km/h. Visibile ad occhio nudo dalla Terra per le sue notevoli dimensioni e per la presenza dei pannelli solari molto riflettenti, il suo moto si distingue chiaramente da quello di altri oggetti mobili che possiamo scorgere nel cielo notturno, come gli aerei (infatti la sua luce è fissa e non intermittente). La sua velocità è tale che, nelle migliori occasioni, si rende visibile per poi scomparire nell'arco di pochi minuti.
La Stazione Spaziale è visibile molto spesso nei nostri cieli: per osservarla è, però, utile conoscerne l'ora del transito e la traiettoria approssimativa, obiettivo facilmente raggiungibile anche con apposite applicazioni per smartphone.

In occasione della prima serata, per raggiungere l’obiettivo si è fatto ricorso a tutta la strumentazione dell’Osservatorio, e non solo: sono stati impiegati il rifrattore di guida ed il rifrattore apocromatico presenti in cupola, mentre sul terrazzo erano montati il nostro C14 e il C8 di proprietà di uno dei soci. Il momento del transito era previsto dalle 22.47 alle 22.55: gli strumenti erano tutti ampiamente pronti e in posizione; il telescopio in cupola era puntato su una posizione precisa della traiettoria della ISS e, per così dire, "l'aspettava al varco", mentre i telescopi in terrazzo venivano impiegati tentando di inseguire la ISS in modo manuale, in quanto non disponiamo di un sistema di tracking automatico. L'esperimento ha dimostrato tutte le difficoltà dell'impresa, inasprite dalla elevata velocità della ISS. Nel caso del C14, molto probabilmente, un piccolo urto ha scollimato il cercatore e reso vano il tentativo di effettuare l'inseguimento tramite di esso. Le riprese effettuate col C8 sono andate meglio, ma i frame ottenuti mostrano ugualmente un effetto di "mosso". Per quanto riguarda i telescopi in cupola, il puntamento si è rivelato corretto e la ISS ha effettivamente attraversato in pieno il campo inquadrato. Peccato che la legge di Murphy si sia rivelata quantomai valida: proprio nel breve istante del transito, il computer collegato alla videocamera si è spento per surriscaldamento! L'altra fotocamera, collegata al telescopio di guida, ha registrato il passaggio ma, non essendo in grado di riprendere video con esposizione adeguata, le immagini sono risultate mosse e sovraesposte.
Insomma, la fortuna non è stata esattamente dalla nostra parte.



Ma, come si suol dire, chi la dura la vince! E anche in questo caso è stato così. Il tentativo di lunedì 3 agosto è andato decisamente meglio e l’osservazione dal C14 ha portato ad un risultato decisamente positivo. La Canon installata sul Celestron C14 ci ha regalato un’immagine abbastanza nitida della ISS, che ha sicuramente dimostrato che anche i tentativi precedenti non sono stati vani e che, in generale, l’obiettivo è stato raggiunto!

Si ringrazia il socio Simone Ciarlariello per le immagini, importante testimonianza del lavoro di squadra svolto, considerata anche la presenza di numerosi soci in entrambe le serate.


Simone Borsari
Socio AAI